Ieri ho partecipato a una ricca, appassionata e interessante chiacchierata sull'evento di Todi (la riunione di gran parte dei movimenti e delle associazioni cattoliche) con diversi amici, cattolici impegnati. I pareri erano molto discordi, con tante ragioni da tutte le parti. In molti hanno messo in evidenza i limiti dell'incontro di Todi. Io ho una visione più ottimistica, anche perché più pragmatica. Quello che mi ha colpito però è che noto ancora - magari mi sbaglio - che quello che prevale è un sentimento di subordinazione della cultura cattolica, soprattutto in politica. Queta idea è quella contro cui io ho combattuto tutta la vita, e non credo che smetterò di farlo. Si ragiona dei cattolici sempr ein funzione degli altri, delle alleanze, del subordinarsi a qualche realtà esterna cui accodarsi. Per me è il contrario. Noi dobbiamo ritrovar enoi stessi e ripartire dalla nostra identità, dai nostri progetti, dalla nostra visione della vita, dalla nostra visione antropologica. Abbiamo tanto da dire. Partendo da questo possiamo serenamente dialogare con tutte le altre culture, le altre visioni (ma oggi ce ne sono davvero altre?), rispettandole, facendoci rispettare, trovando mediazioni o scontrandoci duramente con gli strumenti della democrazia. Ma tutto deve partire da noi.
Per questo giudico positivamente l'incontro di Todi. E' un inizio. E' da tempo immemorabile che le associazioni cattoliche non si confrontavano tutte insieme sui temi socio-politici. Negli ultimi anni abbiamo vissuto una stagione feconda per certe realtà del mondo cattolico, ma di totale delega dal punto di vista politico, con il rischio dell'irrilevanza, della mancanza di iniziativa, dell'impotenza. Oggi c'è un vuoto nel quale i cattolici sono chiamati ad assumersi delle responsabilità. In che modo è il tema della discussione. A mio avviso comunque questo è un punto centrale. Non si sta costruendo una lobby di cattolici per tutelare degli interessi specifici. Questo è lecito e persino doveroso, ma non è il punto oggi. Forse questo è il retropensiero che c'è dietro molte obiezioni: occupiamoci di difendere alcuni nostri capisaldi, e per il resto lasciamo stare. No, non è questo il punto. Il punto è che oggi la società, il Paese, l'Europa vanno allo sfascio, e i cattolici hanno il dovere di dire la loro, hanno la responsabilità di dare il loro contributo al bene del Paese. Anche perché, e questo lo dico forte, la visione cattolica (sociale e antropologica) è un'ottima risposta, è credo la migliore risposta. Laicamente migliore. E i fatti, lo sviluppo delle società lo dimostrano. Il motivo per cui continuo a rivendicare la battaglia contro il complesso di inferiorità che anima troppi cattolici, e la subordinazione alle culture e alle visioni sociopolitiche altrui. Semmai cristianamente dobbiamo sforzarci di combattere un legittimo complesso di superiorità.
Torniamo quindi al punto delle riflessioni su Todi. Alle obiezioni.
Prima contestazione: si è parlato poco di fede, del centro dell'annuncio cristiano, tanto più che ci troviamo in una società secolarizzata e proprio in quei giorni ne hanno parlato più volte il Papa e il cardinal Bagnasco. Secondo me questo è un tema centrale del nostro tempo, la nuova evangelizzazione. Anche l'impegno politico dei cattolici è fragile e sterile se non è alimentatio dalla linfa di un forte credo non solo personale, ma di un numero consistente dei credenti. Come si fa a rappresentarte la visione e le istanze dei credenti se i credenti non ci sono o sono fragili, confusi, dispersi, discordanti? Giusto quindi il tema, ma fuori luogo, a mio avviso, per Todi. E' un po' una classica operazione di benaltrismo. Le due cose non sono certo in contrasto. la nuova evangelizzazione è necessaria. ma questo non esclude che le associazioni che sono già evangelizzate (bene o male) si ritrovino per discutere su cosa fare nel sociale e anche nella politica. "Dalle vostre azioni vi riconosceranno". Anche una buona azione dei laici cristiani da protagonisti sulla scena socio-politica-culturale può essere nuova evangelizzazione, anzi lo deve essere.
Collegata c'è l'obiezione sul fatto che non si sia parlato di valori non negoziabili. Non lo so, ma credo non ce ne fosse bisogno. Alcuni malpensando ritengono che questo tema sia stato accantonato per presentare una piattaforma pronta a un accordo con la sinistra. Io credo che non sia affatto così: credo che per quanto tra i cattolici ci sia a volte una flebile sensibilità ai valori non negoziabili (appunto da qui la necessità di una nuova evangelizzazione), questo non avvenga tra i vertici delle associazioni cattoliche, che da quei valori devono partire, e su quei temi devono impostare i loro programmi e la loro azione socio-politica. Se qualche leader fosse più disposto a baratti, sarebbe un suo difettopersonale che lo pone fuori dall'alveo di un'azione socio-politica di ispirazione cristiana. Accade, siamo fallibili, peccatori, tentati, ma questo non discredita tutto il progetto, tutto l'impegno, anzi, è proprio l'assenza di un impegno unitario e di una rotta ben tracciata che lascia spazio alle derive personali e personalistiche.
Da qui al punto successivo: era solo una conmbriccola preoccupata del potere futuro. No, mi ribello a questa visione. Può anche essere che qualcuno avesse questo retropensiero, volesse salire su un treno in corsa. siamo umani. Ma vale ancor più il discorso di cui sopra. Il progetto vale, e vale anche perché nel suo complesso ha la forza di evitare queste derive. Se invece manca un'impalcatura complessiva, la fragilità umana è più esposta alle tentazioni. Qualcuno ha detto: erano tutti là solo per essere presenti alla foto di gruppo nel caso in futuro restasse nella storia. Beh, mi sembra una cosa doppiamente positiva. Vuol dire che il progetto vale, ha prospettive, richiama interesse, smuove aspettative e coscienze. Si sa che le cose di uomini non sono fatte solo di puri. L'importante è che la direzione sia giusta. E poi, da un punto di vista minimale (perché forse molte critiche a Todi partono anche da un eccesso di aspettative salvifiche che forse non avevano ragion d'essere), proprio quella foto (per la verità non credo sia stata fatta una foto di questo tipo) è il valore positivo di Todi: quando mai tutte quelle associazioni cattoliche si sono incontrate per dialogare e confrontarsi su cosa fare, su come dare insieme un contributo cattolico alla società e alla politica italiana? Non è un punto di arrivo, è un punto di partenza. Per un cammino faticoso e pieno di imprevisti. Ma che credo valga la pena di fare. Abbiamo il dovere di fare.
Per andare dove? Questa è un'altra critica ricorrente. C'è chi si lamenta che troppo poco è stato fatto. Neanche un coordinamento, non un elencazione di proposte concrete, di priorità da affrontare. Tantomeno un partito (qualcuno lo chiede). Sì, forse è stato fatto troppo poco (anche se c'è pure chi si lamneta che è stato fatto troppo, detto troppo, che forse era meglio non fare proprio niente). Poco è stato fatto, ma qualcosa sì. Forse più di quanto si creda. Forse invece tutto naufragherà perché non gli si dà seguito. Ma secondo me il punto è che è stato fatto un passo, il primo passo. E' un cammino. Altri passi devono seguire. Todi è un inizio, non un arrivo. Se sarà stato un inizio il giudizio dovrà essere positivo. se tutto si limita a questo, sarà stata un'occasione sprecata.
Altra obiezione, tutti cercano di mettere il cappello sull'iniziativa. Vero. prima di tutto è un segno del suo successo, della sua rilevanza. Secondo, non si può impedire il tentativo di strumentalizzare, si può respingere le strumentalizzazioni grazie alla propria forza, alla propria autonomia. Anche le parole del Papa vengono costantemente strumentalizzate da una parte e poi da quella opposta. Ma le pressioni esterne non devono spingerci alla paralisi. Semmai devono spingerci a uno sforzo in più, a una maggior chiarezza, maggior autonomia, maggiore forza. A posizioni ferme, progetti precisi, iniziative da protagonisti. Che costringano gli altri a inseguire. Certo dobbiamo anche avere una migliore formazione, essere meno ingenui. Non ci trovo nulla di male a dialogare con realtà diverse da noi, anzi, è doveroso, bisogna contribuire insieme al bene del paese. Ma magari possiamo evitare di dare una delelga eccessiva, una patente di guida a realtà ad esempio dell'editoria e della finanza che non sono esattamente frutto del nostro seno. D'altro canto non si può incolpare di questo neanche Todi, è quello che comunque è successo in questi anni. Ma ben venga il dialogo per il bene comune.
Ci sono ancora ltre cose da dire, spunti su cui riflettere (le donne, il partito, e ancora la coscienza della propria forza rispetto alla subordinazione), ma sto andando decisamente troppo lungo, ci tornerò.
Intanto aspetto i vostri commenti e nuovi spunti. Mi sembra che il dibattito sia accalorato, ne vale la pena.
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