sabato 24 settembre 2011

Vita spericolata o vita sacrificata? Eroi quotidiani e modelli antieroici

Fortunato il Paese che non ha bisogno di eroi. L’Italia non è un Paese fortunato, perché ne ha molto bisogno. E per di più è doppiamente sfortunata perché non riesce più a capire quali siano i veri eroi, e spesso preferisce tributare onori sballati a chi invece è dall’altra parte, sulla riva degli antieroi, dei modelli negativi. Sarebbe ora di rimettere le cose a posto, rimettere ordine nella scale dei valori. È solo con una rinascita morale che l’Italia può salvarsi. Questa crisi economica e di crescita è soprattutto e prima di tutto una crisi di valori, e da lì bisogna ripartire per uscirne.
È per questo che si può considerare eroe Ennio Lupparelli, il 68enne investito martedì sera a San Basilio (Roma) dallo scippatore che aveva appena derubato sua moglie. Ennio non ce l’ha fatta, i medici hanno constatato la morte cerebrale. Ennio e sua moglie Anna, a passeggio per il quartiere in attesa di raggiungere peggio doveva ancora alcuni amici a cena, si sono imbattuti nel loro aggressore, un pregiudicato romano di 33 anni che si è avvicinato ai due pensionati a bordo della sua Panda rossa strappando la borsetta dalle mani della signora Anna. Ha poi tentato la fuga imboccando però una strada chiusa, così nel tornare indietro si è visto sbarrare la strada da Ennio che cercava di reagire: non ci ha pensato troppo e lo ha investito, uccidendolo. Per una borsetta. La famiglia ha autorizzato la donazione degli organi. Cosa ha fatto di eroico Ennio? Già vedo qualcuno dire che forse non ne valeva la pena, che non è stato furbo, e che comunque lo ha fatto per difendere gli affari suoi. E poi ci sarà qualcun altro che andrà oltre, e dirà che la vera vittima è il pregiudicato, che è stato svantaggiato dalla società, che forse non sapeva come tirare avanti, come sfamare la famiglia o chissà che altro. E no, basta con questo rovesciamento di ruoli. Certo la crisi morde, la società è problematica, l’emarginazione è ingiusta e pericolosa, a tutti bisognerebbe trovare il modo di dare l’opportunità di raddrizzare la propria vita. Ma se questo manda in confusione tutti i punti di riferimento, se il buonismo diventa una vera e propria corruzione morale, bisogna dare l’altolà. L’eroe è Ennio, che aveva il sacrosanto diritto di non vedersi strappati via i risparmi, che non doveva vedere la moglie alla mercé di un balordo. Aveva il sacrosanto diritto di essere vivo, e i suoi familiari avevano il sacrosanto diritto di averlo a fianco. È un eroe perché non ha fatto cose spettacolari, clamorose. Ma ha compiuto un gesto di ordinaria quotidianità, e lo ha fatto forse in tutta la sua vita. Quel giorno quel gesto gli è costato la vita. Ha reagito. Non si è rassegnato. Non è l’aver affrontato lo scippatore che ne fa un eroe, ma il suo rifiuto di rassegnarsi a un mondo ostile, cinico, prepotente. Il suo rifiuto di essere complice del fatto che le cose vadano così, e tiriamo a campare. Ha visto un’opportunità di non cedere imbellamente, e lo ha fatto. Che sia morto è una responsabilità che ricade su tutti noi, non certo su di lui, che senz’altro pensava a ben altro esito della sua piccola eroica azione.

Insieme a lui sempre a Roma vanno ricordate le donne che hanno avuto più fortuna, ma che anch’esse meritano una menzione: sempre di scippo si tratta, stavolta al quartiere Balduina. Un uomo ha tentato di derubare una donna: “Quando ho visto quell’uomo - racconta Marcella, la donna che è intervenuta e l’ha fermato - che metteva le braccia intorno al collo di una signora ho iniziato a gridare e gli sono corsa dietro per fermarlo. Ho pensato che se quella donna fosse stata mia figlia avrei voluto che qualcuno la aiutasse. In molti avevano assistito alla scippo ma prima delle mie urla nessuno si era mosso per dare una mano alla signora. Fortunatamente il ladro è inciampato così ho avuto il tempo di raggiungerlo e trattenerlo per qualche secondo attraverso la tracolla del borsello che aveva con sé. A quel punto sono arrivate altre donne che lo hanno tenuto fermo fino all’intervento della polizia. Ecco un’altra eroina, che ha capito un meccanismo elementare, la solidarietà che è vicendevole. Certo, si è eroi ad applicare una cosa tanto elementare perché troppi intorno a noi rifuggono da questo: pensa ai fatti tuoi, pensano e ci ripetono, ci insegnano continuamente. Un individualismo che dà poi i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Non è così che il mondo può funzionare, non è così che l’Italia può ritrovare la sua spina dorsale.

Stiamo facendo un’apologia dell’antiscippo? È questo un grande appello a ribellarsi agli scippatori? Non è questa l’intenzione, non chiediamo a nessuno di mettersi a rischio fuori luogo. È un esempio, una grande metafora, che va ben oltre l’episodio e la casistica specifica. È la reazione contro la rassegnazione, è l’invito a prendersi ciascuno la propria parte di responsabilità per se stessi e per gli altri. E anche un invito a rivedere le nostre categorie mentali per rimettere ordine nei nostri modelli di riferimento. Non si diventa eroi per caso. Non auguriamo a nessuno di diventare eroe, vorrebbe dire che si trova in una situazione estrema. Ma la possibilità di diventarlo, la capacità di esserlo, matura solo attraverso la quotidianità, le piccole cose della vita, le scelte di ogni giorno, i valori in cui si crede. Questo sì che è importante, questo sì che siamo chiamati a esercitare.

E allora riflettiamo, chi sono gli eroi di oggi? La cronaca ogni giorno ci dà adito a riflettere su questo, a farci questa domanda. E se guardiamo i mass media è particolarmente evidente come i modelli che ci vengono proposti sono drammaticamente fuorvianti, sbagliati. Sta allora alla nostra capacità critica rimettere le cose a posto, fare nel nostro piccolo gli eroi non rassegnandoci ai modelli imposti e cambiando le cose. Gli eroi di oggi sono i modelli tv? Sono i tronisti, le veline, i personaggi da reality? Sono le loro vite, le vite di chi ad ogni costo frequenta il mondo dello spettacolo? O persino quelle di grandi atleti (tanto di cappello per i meriti sportivi, ma nella vita?). Sono questi i riferimenti, quelli che vorremmo trasmettere ai nostri figli? Oppure i veri eroi sono altri, che appunto tirano la carretta giorno dopo giorno nell’anonimato m e hanno un solo tesoro, ma il più prezioso la loro dignità intatta?

Pensiamo ai giovani. Se si guarda a cosa raccontano i media, i giovani sono solo quelli di sesso, droga e rock’n’roll. Gli ballati del sabato sera. Quelli che si sentono eroici perché trasgrediscono, fanno a gara a chi si fa più persone, chi si ubriaca, chi fa la follia più assurda, più estrema, anche per la strada. Quelli che hanno la testa imbottita dei modelli televisivi. Ma chi è il vero eroe? Quello che si fa o quello che rifiuta la droga nonostante la pressione del gruppo? Quello promiscuo o quello che rispetta le ragazze? Quello che beve di più o quello che si rifiuta di vere alla guida un ubriaco? Essere eroi vuol dire sapersi ribellare al conformismo, alle pressioni del gruppo.

Eppure i media questi giovani eroi li dimenticano continuamente, li emarginano, persino li irridono. Eppure fortunatamente io di giovani eroi ne vedo tanti. Io vedo giovani che si lanciano con impegno nel mondo del lavoro, che studiano con sacrificio e passione nonostante le difficoltà del nostro sistema. Vedo ragazze e ragazzi che amano curarsi, divertirsi, stare bene, ma che non hanno mai pensato che questo possa essere in contrasto con la capacità di sognare, impegnarsi, assumersi responsabilità, credere. Che amano le discoteche, i cinema e i concerti, ma - lo dicono le statistiche - dedicano altrettanto interesse alla cultura, alle mostre, “persino” ai libri. Viaggiano per divertirsi, ma anche per conoscere il mondo e la gente. Ma dove sono sui mass media i tanti giovani che si spendono per un impegno civile e politico perché credono che il mondo possa essere un po’ migliorato? I Papaboys fanno notizia solo per folklore e scompaiono quando riempiono la vita quotidiana dell’impegno che scaturisce dalla fede? I tanti che per questa o quella idea partecipano a manifestazioni su manifestazioni esistono solo quando invadono le città o scendono in piazza perché hanno qualcosa da dire, giusta o sbagliata ma che si potrebbe anche ascoltare? Quanti giovani mettono la divisa per difendere giorno dopo giorno pace e ordine, ma ce ne ricordiamo solo se vengono massacrati?  Ci sono più aspiranti tronisti e veline o più volontari nelle ong, nelle associazioni, nelle cooperative, nelle parrocchie...? C’è confusione: mi indigno quando vedo che vengono presentati come giovani eroi quei teppisti che nelle manifestazioni black bloc o nei sobborghi di Londra o Parigi scatenano la loro rabbia (a volte comprensibile, perché nasconderlo?) in una violenza cieca che è parte integrante del problema e lo aggrava, non contribuisce certo alla soluzione. E i media godono di poter mandare quelle immagini spettacolari, e qualche maestro di pensiero elogia l’eroismo di chi si ribella. Vergogna. La vera ribellione è quella di chi il mondo lo cambia giorno dopo giorno, con il proprio impegno, con lo studio, il lavoro, e costruendo un mattone per volta il mondo delle relazioni intorno a sé. Non lanciando mattoni. Ai violenti, io preferisco i poliziotti, che quando fanno bene il loro lavoro, nelle condizioni in cui sono costretti, sono dei veri eroi. Come i militari e gli altri delle forze di sicurezza. In politica chi è il vero eroe? L’arruffa popoli sempre più diffuso, l’antipolitico, l’antisistema? Quello che scatena la rabbia della gente e la incanala verso la distruzione sottraendo preziose energie alla costruzione? Oppure l’eroe è quello che non si piega al vento che cambia, non liscia il pelo alla gente, ma dice la verità e percorre tenace la sua strada controcorrente avente ben in mente il bene comune e non il suo successo demagogico?

Chi è il vero eroe? Chi è il modello di riferimento? La persona di successo, ricca e senza scrupoli? Chi ha costruito la propria scalata sui cadaveri degli altri? Chi si è saputo arricchire approfittando della cattiva amministrazione, tra tangenti e truffe? Oppure l’eroe è chi fa onestamente il suo lavoro magari rifiutando le occasioni di illegalità, di facile guadagno? Quanti veri eroi ci sono nella pubblica amministrazione? E persino nella tanto bistrattata politica, a tutti i livelli, partendo dalle realtà locali? Quanti per un po’ di successo, ricchezza, potere, ammirazione hanno venduto la propria anima, e quanti invece l’hanno salvata senza che se ne sappia niente, e anzi ricevendo forse in cambio solo fiele e emarginazione.

O vogliamo parlare di sanità? Quanti veri eroi ci sono nelle pieghe di un sistema oggettivamente più malato dei suoi stessi pazienti? E quanti antieroi? A chi va la nostra ammirazione? A chi lucra su cliniche che non fanno quello che dovrebbero ma intanto i potenti si arricchiscono? Al primario cocainomane che spilla quanti più quattrini possibile da gente che sta male? O all’infermiere che non fa il suo lavoro ma si è ritagliato un ruolo di gestore dei favori e in questo modo si gode il suo piccolo potere e i suoi illeciti arrotondamenti? Tutta gente di successo, tutta gente ammirata in società. Ma marcia. Mentre gli eroi sono tutti quelli, medici, chirurghi, infermieri e portantini, che gettano sangue e sudore per far funzionare un sistema di cui altri si approfittano, e prendono il loro lavoro come una missione e mettono al centro del loro mondo le persone che vanno aiutate, e non spremute.

Qualche esempio di eroi moderni? Chi ad esempio dona gli organi per salvare delle vite, nonostante in quel momento provi un immenso dolore e forse rabbia per la persona cara che gli è stata strappata via. E che vogliamo dire di chi resiste alla mafia, rifiuta di pagare il pizzo, sporge denuncia? Saranno più eroici questi comportamenti o quelli di qualche membro dello star system intento a preoccuparsi di un vestito, di un’unghia, di un amante? Cosa c’è di eroica nell’essere un’icona pop? Beh, mi attirerò qualche antipatia, ma io non trovo niente di eroico, niente di esemplare in Lady Gaga che bercia conciata da pagliaccio (con tutto il rispetto per i pagliacci), in Vasco Rossi che fa i suoi sconnessi predicozzi di vite spericolate (l’antieroe per eccellenza, il cattivo esempio più esemplare, a mio modesto avviso), in Amy Winehouse e negli altri idoli che poveracci sono morti a 27 anni a seguito della vita che hanno condotto: mi possono fare pena come vittime di un sistema che li ha sfruttati da vivi e da morti, ma dev’essere chiaro che ci sono dei carnefici e altrettanto chiaro che se quei ragazzi cantavano canzoni apprezzate, questo non vuol dire che sono icone e le loro vite modelli. Non bisogna fare confusione tra talento ed esempio. Se si riesce a distinguere, bene, altrimenti è certamente meglio buttar via le canzoni insieme al cattivo esempio, piuttosto che buttare i valori per salvare le canzoni. Ma purtroppo succede spesso il contrario.

L’elenco degli eroi di oggi e dei contrapposti modelli antieroici che ci vengono propinati potrebbe essere infinito. Ma il tono ormai lo abbiamo capito. Mi resta un ultimo esempio. Chi è il vero eroe? Il mago che promette di venderti un figlio ad ogni costo, ad ogni età, in ogni modo, con ricchi guadagni? Gli aspiranti genitori che quando si sentono appagati della loro vita pensano sia arrivato il momento di comprarsi un giocattolo nuovo in forma di bimbo? Oppure oggi in Italia è eroico fare i figli quando è il momento, nonostante tutto remi contro la famiglia, e quindi contro il futuro?

Osvaldo Baldacci

1 commento:

  1. Niente male per ilmio nuovo blog: il primo commento è dalla pagina facebook del vero Vasco Rossi:
    • Vasco Rossi
    ‎(s)consigli di lettura:
    non riesco a tener dietro a tutte le idiozie che leggo sui giornali. pare che ogni pubblicista sia diventato opinionista...e straparli su di me.
    ve ne segnalo oggi solo due:
    giorgio comaschi e la sua delicata, mielosa, inutile e falsa Lettera ...sul Carlino
    e un certo osvaldo baldacci ...che....scrive e delira su "liberal" ....con titoli da capogiro...."La caduta degli eroi"...(!?) che...visto che cita LadyGaga, Amy Winehouse e il sottoscritto avrebbe almeno dovuto essere "La caduta degli DEI"!!

    RispondiElimina