Promette grandi novità questo autunno del 1993. Si susseguono scandali ma la scena italiana verrà presto rivoluzionata, o almeno così potrebbe sembrare. Si prepara una gioiosa macchina da guerra che potrebbe portar stabilmente al governo del Paese la sinistra, con le use idee innovative e un pensiero socio-economico pronto per reggere il confronto della modernità e lanciare l’Italia tra gli astri del mondo globalizzato. La sua triade di alfieri, Bersani, Vendola e Di Pietro, avanza spavalda accompagnata dalla signora della CGIL. Pensano di aver già in mano il Paese e che una volta che saranno stati tolti di mezzo dai giudici quelli di prima, il loro regno sarà incontrastato, un vero paradiso dei lavoratori. Loro poi sono gli incorruttibili. Qualche testa esposta in piazza e poi risorse infinite da distribuire a tutti, per far contenti tutti, costringendo a forza di retorica le imprese a investire in Italia.
Ma non è l’unica brillante novità che si affaccia all’orizzonte. Dall’altro lato dello schieramento politico i giovani rampanti come Alfano sono entusiasti per le prospettive che vengono messe in campo dall’attaccamento alla politica di un grande imprenditore dal carisma trascinante, quel Silvio Berlusconi che incanta larghe fasce della popolazione promettendo meno tasse, più crescita, meno vincoli burocratici, il completamento delle grandi opere. Forse finalmente il leader capace di portare in questo Paese quella rivoluzione liberale che può rilanciare l’Italia tra gli astri del mondo globalizzato. Un personaggio ben noto all’estero e dal sicuro impatto sui mercati internazionali. Ben si comprende perché i colonnelli del PDL, gli Alfano, i Formigoni e tutti gli altri vedano in lui la stabilità del presente e la promessa per il futuro.
Terza novità dirompente di questa stagione è rappresentata da un tale Umberto Bossi. Con lui la Lega si appresta a mietere grandi successi sulla base di parole d’ordine senz’altro sospette ma che comunque hanno una loro forza e possono fare da traino per lanciare l’Italia (o almeno la Padania) tra gli astri del mondo globalizzato. Bossi e la sua famiglia (ops… la sua gente) gridano contro i lacci e lacciuoli di Roma, le tasse, la burocrazia. Pretendono efficienza, efficacia, uno Stato al servizio dei cittadini e non il contrario. Sono legalisti al punto da essere forcaioli, non possono neanche sentire l’odore di corruzione, inciuci, affari. Per loro le manette non devono guardare in faccia a nessuno, non si faranno tirare in mezzo a compromessi di potere per sostenere politici inquisiti. Certo, sono un po’ estremisti, e spesso si richiamano alla secessione e usano toni da film di serie B, ma speriamo sia solo folklore e propaganda. Forse una mano a scuotere questa Italia (tutta l’Italia) riusciranno a darla.
Quindi, apprestiamoci a una stagione di grande rinnovamento, di grandi novità, di grande rilancio per l’Italia. Le migliori premesse ci sono tutte in questo caldo autunno politico del 1993. Come? Siamo nel 2011? Porca miseria, un deja vu.
Osvaldo Baldacci
Nessun commento:
Posta un commento