giovedì 15 settembre 2011

Un paese di merda? Prima l'Italia

Basta, basta, basta. C’è una crisi che non si è mai vista. L’Italia è sotto attacco diretto. La crescita è azzerata. La disoccupazione corrode il Paese. Ai giovani è rubata ogni speranza di futuro. La malavita avanza. I nostri militari sono impegnati a rischio della vita in Afghanistan, in Libano e in mille altri posti del mondo. In Libia c’è la guerra. In Siria, in Iran e in altri Paesi una brutale repressione. Nel Nord Africa tutto ribolle e si deciderà del destino del nostro Mediterraneo, dove intanto la nostra sorella Grecia affonda. L’euro è a rischio. Negli Stati Uniti, in Russia, a Bruxelles ci sono sfide che decideranno della vita di tutti noi, mentre l’emergere prorompente di Cina, India, Brasile & company cambia l’aspetto del pianeta.
E da noi, porco cane, si parla solo e soltanto delle mignotte di Berlusconi e cabaret vario. Ma non viene di ribellarsi? Non se ne può più. Ancora oggi le prima pagine di tutti i giornali nazionali, ci puoi scommettere, apriranno con Manuela Arcuri cui era promesso Sanremo se si fosse concessa, ma pare abbia rifiutato. Ma chissenefrega. Non se ne può più dell’immagine che viene data dell’Italia, a noi e all’estero. Non se ne può più di queste armi di distrazione di massa. Non se ne può più di questa gara a chi produce più fango e a chi lo rimesta. Possibile che non ci sia un sussulto di indignazione collettiva, di orgoglio nazionale, che dica basta, basta, basta. Non ci rappresentate. Non ci rappresentano i politici, l’elite (!?) socio-economica, i maestri di pensiero, gli opinion maker, che in questo fango sguazzano, e non ci rappresentano i giullari e i menestrelli di questo mondo, che si ridestano dal torpore della loro incapacità solo quando sentono la puzza di sangue, sesso e merda.
Vogliamo solo persone serie, capaci di visione, che mettano al primo posto l’Italia. Astenersi demagoghi. Qui c’è da rimboccarsi le maniche per ripulire il Paese dal letame che è stato accumulato. Ma la prima pulizia va fatta in noi stessi, nei nostri cuori, nei nostri occhi. In modo che possiamo disintossicarci da questo clima cui ci siamo assuefatti, e possiamo guardare tutto con sguardo limpido. Per renderci conto che di letame ce n’è tanto, ma va spalato, non esaltato. Però per fare questo salto di qualità occorre una operazione di verità che ha almeno tre bersagli: l’elite, i media, la società.
È vero che i giornali parlano, sparlano e straparlano di scandali, tresche, e immondizia varia. Ma deve essere altrettanto chiaro che il punto di partenza è che questo è vero, è quello di cui davvero si occupa una bella fetta della elite che ci governa. Non solo il premier, inoltre, ma tanti altri tra i politici ma anche nel “bel mondo”, che secondo quello che ci hanno propinato per decenni è “bello” anche proprio per questo. No, non è bello, fa schifo. Sesso, droga, strumentalizzazione del potere non sono il bel mondo, sono la feccia. E questa verità dev’essere sparata in faccia non solo a Berlusconi ma a tutta quella classe che ha voluto imporre questo punto di vista, tanti maestri di pensiero, pseudo intellettuali, sessantottini e libertini di ogni fazione. In questo senso in qualche modo il comportamento di Berlusconi è il frutto estremo, e forse la vittima, di questa mentalità che ha infettato l’Italia. Berlusconi e il berlusconismo sono il frutto maturo del sessantottismo e della cultura radicale di massa. Lui fa solo più in grande, come sempre, quello che troppi hanno esaltato come un optimum, per poi oggi fare i moralisti per mera strumentalizzazione politica. Certo, non si può però nascondere che all’interno di questa elite marcia le vicende degli ultimi anni che avrebbero coinvolto il governo e il presidente del consiglio appaiono come una vetta di decadenza che supera ogni versione del Satyricon. Cosa che è infinitamente grave non solo e non tanto per i risvolti morali (soprattutto a livello di esempio), ma soprattutto perché si evidenzia sempre più come ci sia un importante realtà istituzionale (non solo il premier ma anche molto di quello che lo circonda) che non rispetta il decoro delle istituzioni e ancor peggio si infila in giri infimi che sono in grado non solo di assorbire completamente le proprie vittime ma anche di condizionarle e, forse (è l’ipotesi della procura), ricattarle. E di questo è costretta a occuparsi la politica, ma anche la magistratura, mentre ben altro ci sarebbe da fare per evitare che il Paese affondi.
Ma il secondo elemento di questo triangolo della vergogna è il sistema mediatico. Ormai interessato solo a scandali, alla faccia di tutto e di tutti. Senza alcun riguardo per l’Italia. Un sistema che decide l’importanza delle notizie dalla quantità di morbosità che contengono, con una pigrizia che insegue gli strilli e trascura ogni tentativo di approfondire questioni serie, nazionali e internazionali. E che ormai è arrivato al punto di usare ogni mezzo senza alcun freno inibitorio, senza autocritica, senza meditazione. Spesso servo di questo o quel potere, o altrettanto spesso servo di qualcosa di non meno infido e pericoloso, la morbosità dei lettori. Perché diciamoci anche una cosa: tutta la massa di intercettazioni che oggi stanno nuovamente sommergendo il Paese, beh, c’è più di qualche dubbio sul fatto che siano da pubblicare. È già bizzarro che si possa intercettare un presidente del consiglio (certo la sua prudenza dopo tutto quello che si è fatto capitare non denota grande lucidità), ma è ancora più preoccupante che quelle intercettazioni possano finire in pasto a chiunque anche quando non hanno alcun rilievo penale. Non è certo questione di proteggere Berlusconi con qualche decreto-bavaglio o ferma-inchieste, ma non possiamo farci travolgere passivamente dall’ondata di strumentale indignazione (che colpisce sempre a fasi alterne secondo gli schieramenti, e che poi all’improvviso accende più di tutti quelli che poco prima stavano dall’altra parte, italico vizio) senza un barlume di ragionamento e di coscienza.
Poi però ci siamo noi, cittadini, lettori, pubblico. Società. Io resto fermamente convinto che nel profondo gli italiani siano radicalmente migliori di come vengono rappresentati, di come li crede e li descrive quell’elite marcia e autoreferenziale. Ma certo non si può negare che noi italiani, noi società, noi gente comune facciamo di tutto per nascondere questo nostro sperato essere migliori. Se nonostante fondamenti morali migliori poco facciamo per fermare il nostro stesso slittamento verso quei modelli che a comando ci indignano, non meritiamo molto. Se ogni giorno ci occupiamo solo delle nostre piccole cose a ogni costo, senza scrupoli, pronti a tutto, e ci accorgiamo di non essere così terribili come chi ci governa solo perché non siamo così potenti, ma se potessimo… beh allora questa società ha la politica, l’elite, i media che si merita. D’altro canto chi è che ha in mano il telecomando, che sceglie il giornale, che clicca il sito internet, e che vota? Chi è che crede che se prende le distanze è innocente, e non si accorge che l’indifferenza è diserzione, e se l’Italia va a fondo è anche responsabilità di chi non spala via il letame?
È il momento di dire una sola cosa: prima l’Italia.
Osvaldo Baldacci

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