Per Vallettopoli la colpa è nostra
Disgusto. È ciò che provo di fronte all’ennesimo scandalo italiano. Disgusto per il marciume che contiene, ma soprattutto per come ad esso reagiamo. Non è solo questione di foto e ricatti, di intercettazioni e sesso, di vallette, politici e giornalisti. È questione della nostra società e della sua incapacità di guardarsi allo specchio. Un tempo per stordire la plebe gli imperatori romani ricorrevano a “panem et circenses”, mentre noi stiamo tralasciando persino il pane, e siamo talmente impegnati nello spiare come guardoni le vite sessuali di gente che è solo un falso modello che ci dimentichiamo di vivere la nostra di vita. Ma tutto ciò non nasce dal nulla: troviamo il coraggio di dire che abbiamo perso il senso morale. Difficile districarsi in questa palude di melma. Non mi sta bene chi, con snobismo che maschera paura, se la cava volendo imbavagliare l’informazione, dicendo che “i fatti loro sono privati e vanno tutelati”. Ma su quel “loro”quanta ipocrisia. I “fatti loro” ci vengono riversati addosso quando fa comodo, e negati quando cominciano a mettere paura ai potenti. Non vi sembra una presa in giro mettere il bavaglio in nome della privacy di tutti i semplici cittadini, quando in realtà non ci si è preoccupati di violare la privacy neanche di calciatori e starlette?
E perdipiù ci si accanisce su chi pubblica le notizie, fingendo di ignorare chi le fornisce. Cioè gli uffici della giustizia. Inchieste che vengono trasformate in armi mediatiche spiattellando delicatissimi e riservati strumenti di indagine come intercettazioni e interrogatori, col rischio non tanto di finire in un pettegolezzo, ma di togliere ogni forza a questi strumenti, inibendo la spontaneità dei testimoni. Difesa corporativa dei giornalisti? Macché, sono forse la parte peggiore di questa storia, non perché pubblicano, ma per come scelgono. Ormai molto giornalismo è solo voyeurismo, si cerca solo il sensazionalismo, il titolo gridato, lo scandalo, la pruderie, non certo la notizia. Questi media ci stanno assuefacendo al peggio, ci ottundono la ragione e ci gettano in balia della parte peggiore dei sensi. Riscoprire la deontologia, il senso dell’onore, ma forse anche solo il senso della notizia e la voglia di cercare la verità sarebbe un bel passo avanti. Ma se questa società vive di questo schifo, beh forse pubblicare questa roba è l’unico modo per far scoppiare i bubboni che altrimenti si incancrenirebbero.
Ma poi diciamoci l’ultima verità: la colpa di tutto questo è nostra. Sei tu lettore che determini questo schifo. Lo alimenti se veneri come onnipotenti persone che si comportano come bestie, se preferisci spendere i tuoi soldi e il tuo tempo per essere informato sulle perversioni di personaggi falsamente importanti, se accetti che ti si dica che qualunque perversione è un fatto privato che al massimo ti può incuriosire, e il bene e il male non esistono (questo è il punto cruciale) ma ciascuno ha il diritto di fare qualunque cosa senza essere giudicato neanche se è lui stesso a proporsi come figura pubblica: “Veneratemi per i miei (apparenti) pregi, ma non permettetevi di sindacare i vizi”. E noi ci caschiamo.
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