lunedì 4 giugno 2012

E se mettessimo insieme le forze sane che condividono la stessa visione?

Possibile che sia in vista un matrimonio di interesse e magari anche d’amore?
Il sistema bipolare è fallito, il leaderismo è stato un danno per il Paese, la politica dei sondaggi e non della lungimiranza ha rovinato l’Italia, l’origine della crisi è nell’aver trascurato i valori etici, il considerare l’avversario politico un nemico da distruggere ad ogni costo ha degradato la politica, la faziosità preconcetta ha fatto male alla Nazione. Un parlamento di nominati è un problema serio, occorre affrontarlo ridando ai cittadini-elettori il potere di scegliere i propri rappresentanti, con una legge elettorale pensata non nei propri interessi ma secondo l’interesse dell’Italia nei prossimi lustri. Magari proporzionale, e con qualche tipo di preferenza. Bisogna ricucire il Paese, lavorare tutti insieme, mettersi al servizio dell’Italia e non considerare le istituzioni al proprio servizio, ripartire dai contenuti. Essere moderati, non nel pensiero, non nell’impegno, ma nel metodo. Ci vuole non leaderismo ma collegialità. E poi nel concreto bisogna mettere al centro la persona e la famiglia, riformare il welfare per renderlo più efficiente e soddisfacente, con risparmi concreti ma non con tagli indiscriminati. Fare una riforma fiscale per alleggerire le tasse, e a questo scopo bisogna rivedere le funzioni stesse dello Stato per renderlo più leggero e ottenere risparmi, puntando prima di tutto sulla sussidiarietà. E via così: aiutare, giovani, donne e puntare su istruzione e ricerca, costruire una Europa più unita e più efficace… Si potrebbe chiedere: chi lo ha detto? È un programma abbastanza dettagliato, che non tutti possono condividere in ogni aspetto, si pensi ai temi etici, al rispetto della vita dal concepimento al termine naturale, si pensi alla libertà di educazione, al bisogno dell’intrapresa privata…
 Dove portano allora gli indizi? Chi può sottoscrivere questo programma impegnativo, questo modo di essere e di agire in politica, questa visione della società? A titolo personale molti personaggi della classe dirigente italiana, almeno tutti quelli che si richiamano alla ispirazione cattolica. Ma poi c’è l’imbarazzo di fare riferimento ai propri schieramenti, e molti quindi tirerebbero fuori molti distinguo su questo o quel tema. E infatti non è un partito politico a proporre questo programma, ma il Forum delle Associazioni e delle Persone di Ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro, che ieri hanno presentato il loro manifesto. Un manifesto pienamente e dichiaratamente politico, che dice quale è la politica che si vuole, e con l’esplicita dichiarazione che queste associazioni sono disposte a dare il proprio contributo in questo campo, prendendo posizione anche se senza diventare direttamente attore politico, cosa che ovviamente non potrebbero fare anche per Costituzione e per i loro statuti. Ma un ruolo politico importante lo possono giocare e lo stanno giocando: produrre contenuti, avanzare proposte concrete, sottoporre richieste precise. E stimolare all’impegno politico i cittadini in generale e i loro associati in particolare. A queste associazioni non piace l’attuale quadro politico, vogliono un rinnovamento. Un rinnovamento che sia però fondato sui contenuti e radicato in una tradizione culturale chiara, in una cornice di senso, in un sistema valoriale. Ecco allora che sentono il bisogno di interagire con la politica, dicendo il loro no a quello che non va ma invocando a gran voce una nuova realtà efficace ed efficiente, una buona politica cui vogliono contribuire. Anche fornendo uomini da candidare che siano in grado di rappresentare gli interessi delle persone e del territorio in cui queste associazioni del mondo del lavoro sono radicate.
Dicevamo prima che questa proposta può essere accolta da molti ma trova difficoltà ad essere fatta realmente propria in toto dai partiti. Vero. Ma con una eccezione. Abbiamo cominciato chiedendo di chi fossero le affermazioni programmatiche elencate. Abbiamo detto che sono di questo Forum cattolico. Ora resettiamo, rileggiamo il manifesto, e chiediamoci di nuovo chi potrebbe averlo scritto. C’è forse qualcuna di quelle affermazioni che non è stata pronunciata dagli esponenti centristi della nostra politica? Non è stata l’UDC la prima a parlare della crisi del bipolarismo fazioso e livoroso? Della necessità di superare il leaderismo e soprattutto le contrapposizioni in cui si era divisa l’Italia? Di dover riformare lo Stato ma a partire dalle persone e dalla famiglia, non certo ad esempio da un falso federalismo solamente propagandistico? E soprattutto l’UDC non ha rivendicato tutto questo, non si vuole porre come il partito della ragione esclusiva anche se ce l’ha, ma come il partito della responsabilità alla quale chiama tutti gli italiani, tutte le migliori forze sociali e politiche. L’UDC che si rende conto di non essere sufficiente, e da tempo cerca di andare oltre se stessa, di rimettersi in gioco, di aprirsi al rinnovamento coinvolgendo le energie sociali del Paese. L’UDC che anche questa volta non vuole certo mettere il cappello sull’ottimo lavoro politico-culturale del Forum, ma non può non condividerlo dalla prima all’ultima riga. E allora ecco che si profila all’orizzonte una opzione. Il Forum vuole spendersi in un maggiore impegno politico-culturale-sociale ma non partitico. Produrre contenuti e magari anche persone. Mobilitare la partecipazione, verificare l’attuazione dei programmi, spingere cittadini a impegnarsi in politica e magari anche a candidarsi. Vuole essere libero di poter dialogare con tutte le forze politiche e sociali, ma non vuole essere neutrale ed equidistante: vuole fare delle scelte sulla base del discrimine dei contenuti esposti nel Manifesto per una buona politica. Ben venga se su queste posizioni si avvicinassero più forze politiche. Ma al contempo abbiamo una specifica forza politica che ha condiviso da tempo le stesse battaglie, che intende continuare a portarle avanti coerentemente, che ha rinunciato a posti di potere per difendere la propria visione. Un partito, l’UDC, che da tempo parla dell’esigenza di rinnovamento e che vuole andare oltre se stesso, verso quello che per semplicità chiameremo Partito della Nazione, un partito non di cattolici ma di ispirazione cristiana aperto al dialogo con le forze laiche. Un partito che vuole essere democratico, pluralista, collegiale. Che ritiene di aver grande bisogno di un collegamento vitale con le forze della società civile, le associazioni, i movimenti, il mondo dell’impresa e quello del lavoro, le realtà dell’agricoltura e dell’artigianato, il mondo cattolico. Quella vasta area che viene definita dei moderati ma che soprattutto si deve ritrovare sui contenuti. Un’area un po’ in confusione, che non ama questa politica ma non vuole cedere all’antipolitica, un’area che vuole essere protagonista di una rinnovata buona politica. Forse c’è bisogno di un matrimonio, speriamo scocchi la scintilla.

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