Roberto Benigni senatore a vita. È una proposta seria, che
pur non esclude di fargli qualche pulce con la matita rossa. Non si vede perché
no, chi ci sia oggi meglio di lui, chi abbia al contempo più presa sugli
italiani e più amore per l’Italia. La Costituzione (da lui illustrata lunedì sera nei
principi fondamentali) dice che possono essere nominati senatori a vita
personaggi che abbiano “illustrato la Patria per altissimi meriti
nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.
Girano spesso nomi di
ogni genere, alcuni meritevoli, altri improbabili. Ma chi di questi tempi più
di Benigni ha “illustrato” la
Patria ? L’ha resa illustre, disopacizzandola davanti ai
depressi italiani, l’ha resa illustre presso l’estero continuando a
risvegliarne l’orgoglio, e l’ha anche “illustrata” spiegando con travolgente
passione la Costituzione ,
l’inno d’Italia e quel poema nazionale che è la Divina Commedia.
Per quest’ultimo impegno qualcuno ha anche pensato di candidarlo ufficialmente
al Premio Nobel per la letteratura nel 2007. Di suo intanto Benigni ci mette la
vittoria di due Premi Oscar con La vita è bella (più quello alla colonna
sonora), uno per il miglior film in lingua straniera e uno come miglior attore
protagonista, unico interprete maschile italiano e primo non anglofono in
assoluto a riceverlo recitando in un film in lingua straniera. Ma è ovviamente
ai suoi spettacoli culturali che faccio riferimento, a partire
dall’illustrazione della Costituzione su Rai1, e recuperando lo show sul Canto
degli Italiani tenuto a Sanremo nel 2011, fino a tutti gli spettacoli sulla
Divina Commedia. E certo anche film come La vita è bella sulla shoah, e se vogliamo
persino Johnny Stecchino sulla mafia hanno un importante risvolto civico.
Ecco,
beato il Paese che non ha bisogno di Benigni e dei suoi spettacoli, senz’altro.
Molte delle critiche che gli vengono rivolte hanno dei fondamenti (le critiche
culturali, meno le altre). Ma il punto è che Benigni è quanto serve oggi
all’Italia. È quello di cui l’Italia ha necessità. Un po’ come l’italiano vero
di Toto Cotugno e le vittorie calcistiche ed olimpiche degli azzurri. Anzi, per
spessore culturale e civile senz’altro qualcosa più di una canzone e di qualche
medaglia. Purtroppo l’Italia è sonnolenta, distratta, depressa. Ha dimenticato
se stessa, il proprio valore e i propri valori. C’è prima di tutto un’ignoranza
diffusa, poi altrettanto comuni sono una superficialità, un disamore, uno
scetticismo, una sfiducia. Se poi si va nello specifico, questi limiti
aumentano esponenzialmente: quanti conoscono l’inno, la Costituzione , la Divina Commedia ? E quanti pur
facendo parte della minoranza che ha assolto più o meno forzosamente il dovere
di dare una letta a questi testi li ha davvero voluti comprendere, fare propri?
Eppure non può esistere una nazione, uno Stato, un popolo se non esistono
fondamenta condivise oltre la semplice convivenza su un territorio. Fondamenta
inclusive, ma delineate, proprio come le ha l’Italia. Ma forse, dopo 150 anni,
resta ancora da “fare gli italiani”. E Benigni partecipa a questo lavoro, a
questa impresa. La riprende in mano dopo gli anni opulenti dell’indifferenza e
del relativismo.
Di questo bisogna rendergli merito e ringraziarlo. Al di là
dei cachet ricchissimi, al di là di ciò che piace più e ciò che piace meno, al
di là delle battute sull’attualità politica. Meravigliose, esilaranti, ma è
ridicolo – ed è un brutto segnale per il Paese – che l’attenzione dei media si
sia concentrata sulla parte di satira contemporanea. Geniale satira, ma quella
era la parte del varietà. Non è certo colpa di Benigni se l’attualità offre
tanti spunti, e se qualcuno ne offre più di altri, e nemmeno se lui ha tanto
successo e quindi le sue battute hanno tanta eco. Il punto è che bisogna avere
l’intelligenza di concentrarsi sulla seconda parte, su quella che era il clou
della serata. Sulla volontà e sulla capacità di spiegare il testo della
Costituzione. In televisione, davanti a 13 milioni di spettatori. Gli articoli
di un testo di legge di 65 anni fa illustrati parola per parola in prima
serata. Con un successo clamoroso. Con penetrante capacità di far capire il
contesto storico e il senso universale di certe affermazione e di quello che ha
portato a realizzarle. Con l’orgoglio che fa risvegliare la consapevolezza di
quanto di grande hanno fatto i nostri padri e di quanto abbiamo ancora oggi a
disposizione per fare noi qualcosa di grande. Con un trasporto e una passione
travolgenti, capaci di suscitare un amore viscerale, unica forza in grado di
far scaturire un vero interesse e una reale capacità di far propri e vivi quei
principi. Questa è l’eredità che ci lascia Benigni con i suoi spettacoli, degno
moderno parallelo della poesia civile e dei romanzi dei tempi passati, da
Manzoni a Foscolo fino agli scritti del Novecento. Da quello che racconta, da
come lo racconta, traspira un vero profondo amore per la materia di cui si
occupa, cioè che sia la
Costituzione o la Divina
Commedia fondamentalmente è l’Italia. E come ben sappiamo
quel che più è educativo in assoluto è l’esempio.
Certo, c’è qualche
imprecisione in quel che dice un fantastico giullare che non pretende di essere
un esegeta, ma quanti docenti, studiosi, politici incappano in errori più
pazzeschi di questo giullare! E quanti cittadini italiani – purtroppo – sono in
grado di cogliere queste piccole cadute, o piuttosto non le percepiscono perché
non hanno un’idea generale, non hanno conoscenza, non hanno frequentazione con
questi argomenti. Per cui Benigni è di fatto il primo che glieli racconta, che
glieli spiega, che glieli fa amare. Un grande servizio alle istituzioni, una
grande iniezione di fiducia nel Paese, negli italiani e nella politica: epico
il passaggio sulla politica, sul richiamo all’impegno, alla partecipazione, con
l’aperto contrasto dell’impulso nichilista a fare di tutta l’erba un fascio (“Se diciamo ‘Sono tutti uguali’
facciamo il gioco dei disonesti, dei corrotti, perché così riescono a nascondersi,
a farla franca!”) e a mandare
tutto all’aria (strepitoso il passaggio “di Ulisse” sulla possibilità che il
popolo perda la testa. E le regole servono a mantenerlo sobrio). Fantastico il
passaggio sul lavoro come partecipazione. Da inchinarsi di fronte al tema della
cultura e del paesaggio italiano, messi nei principi fondamentali quando
c’erano solo macerie e povertà. Cosa gli si può chiedere di più? E anche se a
volte trasuda qualche interpretazione personale, qualche accento soggettivo, e
quindi discutibile, questo fa parte del gioco. Si può aver grande rispetto per
un grande anche se non lo si condivide in tutto, persino se magari può essere
individuato come un avversario politico. Ad averne di avversari di questa
levatura, se ne gioverebbero tutti. Mentre elogiavo Benigni, un’amica mi
sfotteva: “ma è praticamente comunista, mangia i bambini!”. Intanto non è vero.
Di veterocomunisti in Italia ce ne sono ancora eccome, ma tra questi non c’è
Benigni, che con la sua visione è molto oltre, molto al di sopra. A certi
livelli si deve essere capaci di comprendere che certe differenze sfumano. E si
può rispettare ed elogiare anche chi ha sfumature diverse dalle nostre. E
magari proporlo senatore a vita anche se non è troppo vicino alla propria parte
politica e culturale. Ma è vicino alla cultura, e ciò basti.
Certo, ciò detto
qualche puntino sulle i il grande Benigni me lo tira. Proprio per l’ammirazione
incondizionata e l’elogio sincero, proprio perché pur nelle differenze lo
vorrei Senatore a vita, proprio per questo mi levo lo sfizio di fare qualche
rapido distinguo. Senza smettere di applaudire.
Per esempio, si
sa, benigni pur avendo forse inconsciamente un grande respiro spirituale,
zoppica un po’ per quel che riguarda cristianesimo, cattolicesimo e Chiesa. Un
po’ superficiale ad esempio le affermazioni sulla Costituzione che è meglio di
Bibbia e Vangelo, perché i comandamenti sono solo dei no e il Vangelo dice di
“non fare agli altri” e non invita a “fare agli altri”: quest’ultimo passaggio
è proprio un errore tecnico, perché la novità specifica del Vangelo è proprio
questa. Stessa ambiguità sul tema della laicità. Quello che dice Benigni, le
parole letterali, è corretto. Si può sottoscrivere. È l’interpretazione che ne
viene data, il sentimento che traspira da Benigni stesso ma soprattutto che
aleggia nella cultura prevalente del Paese a distorcere concetti che sarebbero
giusti. L’impressione che si dà nonostante il testo è che laicità voglia dire
relegare la fede e la Chiesa
alla sfera privata, e che tutto ciò che c’è di cattolico debba stare fuori dal
mondo civile. Ovviamente così non è non è può essere. I cattolici italiani in
quanto cittadini hanno tutto il diritto di esprimere il loro punto di vista e
di battersi per esso, spesso con molto maggiore larghezza di vedute rispetto ai
loro competitor, e comunque rispettando il metodo della razionalità,
dell’umanità e della democrazia. Nessun principio cattolico è legge per dogma,
ma nessuno mi può chiedere di essere credente in privato e di rinnegare in
pubblico ciò in cui credo, e questo non vale solo per i cattolici. La lieve
distorsione ottica di benigni si nota quando parla meravigliosamente della
lingua italiana come elemento nascosto ma sottinteso dell’articolo che tutela
le minoranze linguistiche, ma dà un’interpretazione del tutto opposta (ma
inserita in un’insieme di riflessioni validissime) della religione cattolica
quando si parla di rispetto delle minoranze religiose. Sempre su questi temi,
strepitoso il passaggio sulla pena di morte: “io non voglio ammazzare, l’Italia
non paga nessuno per uccidere”. Da sottoscrivere con entusiasmo. Ma
sommessamente faccio notare che vale anche per l’eutanasia e dovrebbe valere
anche per l’aborto. Non credo benigni lo avesse in mente. Così come il
passaggio sugli omosessuali: sacrosanto rispetto umano e libertà, ma i
cedimenti al politicamente corretto semplificano la questione dandogli una
interpretazione lontanissima dai principi dei padri costituenti. E infatti non
mi è piaciuto in generale il passaggio sull’articolo 3. Altro che canne, altro
che Woodstock, altro che Imagine (canzone discutibilissima): è di tutt’altro
spessore la temperie che fa nascere quelle straordinarie parole. Una temperie
che nasce da un profondo umanesimo e da una prevalenza di radici cattoliche che
mettono al centro la persone. Non servono fricchettoni. Ancora qualche
sfumatura qua e là (splendidi i passaggi sulla pace, ma forse qualche eco di
pacifismo di maniera), ma il bilancio finale è strepitoso. Da Senatore a vita.
Osvaldo
Salve ,
RispondiEliminasono Alessandro Falconi .
Qualche notizia su di me qui : http://www.calcata.info/ISDT/ale.html .
Queste poche righe per alcune premesse e qualche domanda .
Lei dice "Un po’ superficiali ad esempio le affermazioni ( di Benigni ) sulla Costituzione che è meglio di Bibbia e Vangelo" .
In Italia siamo 60 milioni , 54 milioni cattolici - 18 milioni praticanti , 5,4 milioni laureati , 26000 docenti di religione cattolica .
Io mi chiedo : come mai 24 ore dopo una trasmissione vista da 12 milioni di persone si trovano in internet solo tre di numero persone che parlano delle parole di Benigni sul Vangelo ? Elisa http://elisacarriero.blogspot.it/2012/12/benigni-e-la-costituzione-italiana.html , Lei qui ed io .
E' possibile che Benigni abbia parlato toccando argomenti così delicati , addirittura di Silvio al di sopra di Dio , su Rai 1 , senza che ci sia stata una ""occhiata" al testo da parte di qualche esperto ?
Da una parte c'è l'etica del Vecchio Testamento : "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" ; la visione dell'"altro" come limite della mia esistenza - l'etica di un popolo di pastori , per cui il gregge dell'altro limita la crescita del mio .
Dall'altra c'è l'etica del Nuovo Testamento : "fate agli altri quello che vorreste vosse fatto a voi" ( Luca 6,31 )( Matteo 7,12 ), la visione dell'"altro" come completamento di noi stessi - l'etica di una comunità di cittadini che scambiano fra loro e con altri .
Non sarà che l'averle confuse sia il frutto di una scelta orientata a non contrappore le due etiche , per evitare di correre il rischio di mostrare che l'etica del VT NON è quella che preferiamo , che la nostra Costituzione è il compromesso fra due posizioni politiche - il centro , i democristiani e la sinistra , i comunisti - che si rifanno , anche quella apparentemente più lontana , i comunisti , al messaggio evangelico originario .
E' abbastanza noto che molte persone che lavorano nell'industria cinematografica statunitense siano di origine religiosa ebraica : sarà un caso che Benigni abbia vinto l'Oscar con un film sulle vicende degli ebrei europei e che lunedì sera abbia messo in bocca al Vangelo l'etica del testo religioso degli ebrei , il Vecchio Testamento ?
cordialità
Alessandro
<<... quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma... l'Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.>>
RispondiEliminaMario Monicelli
Oggi non c'è niente di più impopolare che criticare Benigni. Ormai sembra godere di assoluta immunità critica.
Dire che "La Vita è Bella" non è poi questo tanto decantato capolavoro appare addirittura eretico. E neppure se si dimostra che il copione di Train de Vie è passato dalle sue mani (gli fu offerto di interpretare il ruolo di Shlomo, ma lui lo rifiutò) prima ancora che scrivesse la Vita è Bella, qualcuno è pronto a mettere in discussione l'autorialità della pellicola di Benigni nonché la sua originalità (ma quale?). Trovare su internet il testo integrale dell'intervista in cui Mario Monicelli stroncò "La Vita è Bella" definendolo un film brutto e girato male, è impresa ardua.
Nobel per la letteratura perché recita La Divina Commedia? Restituiteci Vittorio Gassman, grazie.
Senatore a vita perché compie in televisione l'esegesi dell'Inno di Mameli e della Costituzione della Repubblica Italiana? Ma non dovrebbe essere insegnata educazione civica a scuola? Già, ma forse gli insegnanti in un intero anno non sono pagati quanto Benigni per una singola serata. E comunque sarà interessante ascoltare la sua spiegazione della mancata applicazione dell'articolo 39 della Costituzione e di come l'introduzione dell'IMU sia compatibile con il secondo comma dell'articolo 47.
Copritevi sotto il tricolore che Benigni vi cuce addosso, io mi riguardo questo:
http://www.youtube.com/watch?v=7YCVSePryPo
perché resto anonimo? per non essere ancora più impopolare...