lunedì 14 novembre 2011

Il corvo. Calunnia, verità, ipocrisia, relazioni sociali

Abbiamo assistito a un bellissimo spettacolo teatrale della nostra amica Chiara. E' "Il Corvo", di James Valley. Niente a che vedere con il film e nemmeno con Poe. In scena al teatro Tor di Nona di Roma fino al 20 novembre (vale la pena, attori bravissimi, profitti in beneficenza, e storia appunto assai stimolante). La storia è quella di un piccolo paese della Francia degli anni 30 dove lettere anonime firmate dal Corvo rivelano gli scandali segreti veri, presunti e anche falsi di tutti gli abitanti. Facile immaginare come questo crei il caos, il clima di sospetto e di diffidenza, la frattura delle relazioni. Dal sindaco al parroco, dall'ospedale alla gente comune, tutti sono presi di mira. E poi subito scattano gli imitatori, per cui alle prime maldicenze ne seguono subito altre in stile simile (biglietti rossi) ma di mano di versa. si approfitta per regolare i conti, per divertirsi, per pazziare. La morale della piece è evidente: la condanna della calunnia che semina il male, ferisce le persone, disgrega la società. Messaggio forte e chiaro, sicuramente costruttivo e condivisibile.
Ma si può aggiungere un secondo livello di lettura. Infatti alcune delle accuse rivolte dal Corvo sono vere. Una riflessione più profonda fa pensare su come le relazioni sociali si basino su una certa dose di ipocrisia, di segreti, di cose nascoste. Certo, per non spingersi oltre il baratro del moralismo giacobino, bisogna subito mettere un punto fermo: il corvo e i suoi emuli hanno due difetti insuperabili, le loro denunce sono anonime e soprattutto mescolano verità e falsità, avvelenandole e quindi non dando un contributo alla verità. A volte poi anche quando dicono il vero lo dicono da un punto di vista parziale e deformato per cui cambiano il senso delle azioni. Quindi, per essere chiari, la morale finale della piece non va toccata: la condanna della calunnia come forza insidiosa e disgregante ha tutto il suo pieno valore. Però resta il fatto che la comunità del paese, come tutte le comunità umane, viveva basandosi su una forte radice di non verità, e in qualche modo proprio le lettere del corvo mettono in moto un meccanismo che alla fine porta alla verità e migliora quindi la qualità della vita stessa del paese e delle relazioni umane. Questo è il punto che mi fa riflettere: quanto sia necessaria una certa dose di ipocrisia nei rapporti umani, nelle relazioni sociali, anche per tutelare una riserva di vita di ciascuno. Ma se la verità è ciò che fonda una vita più vera, più profonda, più umana, non sarebbe meglio portare tutto alla luce? Nascondere la verità non è solo di chi ha qualcosa di cui vergognarsi? Eppure forse tutti abbiamo qualcosa da nascondere, qualcosa che in piena luce noi stessi faticheremmo a riconoscere come nostro. E pi viene da pensare ai giorni di oggi, ai tanti scandali, segreti, impicci che ogni tanto affiorano, anche se poi tornano nel mondo della penombra e dell'oscurità, essendo forse più minacciosi proprio perché giacciono lì, in uno strato di semiverità pendente come la spada di Damocle.
Eppure credo che davvero la verità meriti sempre una chanche, sia l'unica strada, l'unica soluzione. La verità ci farà liberi, essa è la via. quando emerge è salvifica anche quando brucia. Ma con una riserva fondamentale: la prima verità è che dobbiamo riconoscerci creature, limitati, deboli. La verità è più grande di noi. Quindi è giusto perseguire la verità. E' giusto augurarci che tutto, anche i rapporti sociali, siano animati dalla verità più che dalla ipocrisia. Ma nessuno di noi possiede la verità. Nessuno la conosce tutta intera. Quindi nessuno può proclamarsi giustiziere della verità. Servitore della verità, quello sì, e meglio se della Verità con la maiuscola, quella che non a caso non è mai disgiunta dall'amore e dal senso del limite. Quella di Colui che oltre ad essere Verità è anche Via e Vita. Questo ci aiuta a capire come dobbiamo vivere alla luce, dobbiamo cercare la verità, ma non dobbiamo cadere nella tentazione di violare quella riserva di umano che è lo spazio in cui ciascuno di noi può maturare la sua storia. Meno ipocrisia possibile nei rapporti sociali, ma anche un cuore abbastanza grande da reggere al contempo la verità e il rispetto degli spazi altrui, l'accettazione del fatto che la verità ha un unico Volto, ma nella dimensione umana ha anche molte sfaccettature che nessuna di noi creature finite può cogliere per intero.
Niente corvi, quindi, per denunciare i segreti degli altri, ma solo il necessario sforzo di ciascuno di noi di essere più veri nel proprio cuore, e di servire la verità senza nascondimenti, quando necessario. Auguriamoci quindi più verità, molta più verità nella nostra vita, e nei nostri rapporti sociali. Bandiamo l'ipocrisia. Ma non cadiamo nella trappola di identificarci nella verità.

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