giovedì 24 novembre 2011

Dopo il Carnevale la Quaresima. L'era dei sacrifici, "rendere sacro".

Il mondo sta cambiando, sta cambiando più vicino a noi la politica italiana. Il passaggio al governo Monti da qualcuno è stato definito come il passaggio dal Carnevale alla Quaresima. Simpatica battuta la cui ironia, forse un po' anche denigratoria, coglie però proprio l'essenza di quanto auspicabilmente sta accadendo in Italia, e quello che dovrà accadere. Abbiamo vissuto un periodo di Carnevale. Non solo le carnevalate del berlusconismo, plateali. Ma a un livello socio-culturale più ampio il carnevale delle maschere, quello del non guardare in faccia la realtà. Di non prendere le cose sul serio. Di vivere al di sopra delle nostre possibilità. Di pensare a scherzare e a divertirsi invece che a costruire. Un periodo di dimenticanza della responsabilità. Vale per la politica, ma vale un po' èer tutti noi, e vale per tutto il mondo, almeno per quello che il Carnevale poteva permetterselo, l'Occidente opulento e chi ad esso si è potuto accodare. Un Carnevale che ha avuto il suo trionfo negli ultimi anni, nella finanza spericolata e nella politica spettacolo (e non solo la politica), ma che era già ben visibile negli anni Ottanta-Novanta, e che affonda le sue radici nel sessantottismo. Nell'apoteosi dell'ideologia dell'irresponsabilità e dell'individualismo, della distruzione dei valori, del senso di responsabilità, dell'autorità, della verità. Stiamo vivendo una crisi che paradossalmente è lo sviluppo e il frutto di qualcosa che pensava di essere nato per contrastare quello che invece ha causato. Certa finanza spericolata e anche Berlusconi sono i figli meglio riusciti di quella lotta senza tregua ai valori morali.
Dopo il Carnevale la Quaresima. Qualcuno vede questo passaggio con rassegnazione, con tristezza. Non è così per chi sa a cosa serva la Quaresima, quale sia il suo significato più profondo. La Quaresima è un periodo di preparazione. E' un periodo di riflessione, di recupero della propria interiorità, della propria identità più vera e profonda. E' un periodo in cui si medita sulla propria vita e si cerca di migliorarla. Di convertirsi. E' un periodo che è sì anche di penitenza, di sacrificio, di sobrietà, di astinenza, ma lo è per un obiettivo, per un miglioramento, per un premio finale molto più grande e desiderabile. Non è un periodo di sofferenza fine a se stessa, di rinuncia per mortificarsi. No, l'esito della Quaresima è la Pasqua di Resurrezione. Strano che non lo si riesca a capire in un mondo che è così fanatico dei sacrifici per le cose inutili (a quale categoria appartengono se non a questa le diete, il fitness, gli allenamenti, il mettersi in coda...) e poi non è capace di concentrare uno sforzo per le cose veramente importanti.
Questo deve riscoprire l'Italia e il mondo, per il nostro bene. La quaresima come periodo di ritorno alla responsabilità, al rimettere in carreggiata il veicolo della nostra storia che timonieri ubriachi avevano fatto deragliare. La Quaresima come periodo di sacrifici, dando a questa parola la connotazione originaria tutt'altro che negativa: sacer facere, rendere sacro. Dare un senso ai propri sforzi, al proprio impegno. Saper faticare, saper fare rinunce, ma per ripristinare prima la giustizia e poi il futuro. Perché il premio vale lo sforzo. Questa etica è quella che dobbiamo recuperare, in tutti i campi, nella nostra vita quotidiana, e anche a livello di nazione, di Europa, di mondo. La quaresima per riscoprire l'etica del sacrificio con la finalità di un obiettivo che valga la pena.

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