Luci
della città
Riveder
le stelle
La luce è vita. È sviluppo, è sicurezza. In città portare la
luce negli angoli bui vuol dire fare un salto di qualità a zone fino a quel
momento degradate, pericolose. Eppure oggi in città di luce ce n’è forse pure
troppa. E poi capita di trovare zone pubbliche dove l’illuminazione manca per
un periodo prolungato. Problemi di manutenzione, ma a volte anche il sospetto
che si chiuda un occhio sul buio di interi quadranti di lampioni, magari a
rotazione, per risparmiare un po’ di costo dell’energia sugli affannati budget
comunali. Eppure, sorpresa, può succedere di accorgersi che non sono sempre un
dramma i lampioni spenti su qualche tratto di strada o in qualche area che vive
solo di giorno. Anzi, magari si riesce a vedere le stelle, uno spettacolo ormai
dimenticato nelle nostre città. E a volte ci si rende conto che ci sono eccessi
di luce, fonti di illuminazione superflua, doppioni che portano solo
inquinamento luminoso e costano moltissimo alle nostre tasche.
Si possono
razionalizzare
i piani di
illuminazione?
Dovremmo ormai aver capito quanto l’energia sia un bene
prezioso, raro e costoso, il cui spreco non fa bene al pianeta. Allora forse le
città potrebbero ripensare interamente i loro piani di illuminazione, con una
razionalizzazione complessiva. Portare la luce dove serve, per la sicurezza. E
risparmiarla dove si può. Magari in certe strade bastano i fari delle auto. E
in qualche angolo, con la sicurezza garantita, uno sguardo alla Via Lattea può
valere più di qualche lampione. O in certi quartieri la luce può venire dalle
tante insegne accese: ecco, non si potrebbe pensare a un bilanciamento con le
insegne dei negozi? Degli sgravi in cambio dell’illuminazione? È un’idea.
Finché un giorno si potrà sognare di lampioni alimentati a pannelli solari o
piccole pale eoliche, chissà. In fondo si elevano verso il cielo, no?
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