“Oltre il governo Monti per l’Italia c’è il baratro. Riflettano attentamente quelli che manovrano per far tornare la vecchia politica. È chiaro che ci sono grandi resistenze da parte di quelli che nella vecchia politica hanno costruito il loro potere e oggi hanno paura di affrontare il vento del cambiamento. Bisogna invece andare avanti. È un momento in cui tutti devono tenere i nervi saldi e privilegiare l’interesse nazionale rispetto agli interessi dei partiti”. Lo ha detto con chiarezza il presidente dell’UDC Rocco Buttiglione, come sempre in perfetta sintonia con Pierferdinando Casini, che a sua volta ripete continuamente che l’emergenza non è finita, i problemi del’Italia non si possono risolvere certo in quattro mesi, e comunque nessuna forza politica è in grado di farlo da sola: “Siamo nel mezzo di un’emergenza che non è finita. In qualche mese questo Governo è riuscito a fare quello che gli altri governi, quelli del mitico bipolarismo, non hanno fatto rinviando i problemi. Noi siamo impegnati dal mattino alla sera a fare gli sminatori per cercare di fare andare avanti tranquillo Monti. C’è chi tira da una parte e chi tira dall’altra, se si continua così il Governo prima o poi entra in crisi sul serio e sarebbe un atto di irresponsabilità allo stato puro”.
Il messaggio sembrerebbe compreso e condiviso, e proprio nelle ultime ore sono arrivate molte conferme in tal senso. A parole, che sono meglio di niente, ma bisognerà vedere i fatti. Il rischio al momento è altissimo. I fattori “destabilizzanti” che offrono sponda alle fazioni più irresponsabili sono molti. Le elezioni amministrative prossime venture, ovviamente, che come ogni campagna elettorale dividono e infuocano il clima, legittimamente, ma pericolosamente. Non si può neanche ignorare il fuoco di fila di certi mass media, che da una parte registrano doverosamente le tensioni esistenti nei partiti, anche quelle sommerse, ma dall’altra a volte giocano in prima persona a drammatizzare la situazione politica, sia per accrescere le loro vendite, sia per l’abitudine ad anni di militanza faziosa, sia perché forse stanchi della sobrietà poco spendibile di un governo serio. Poi c’è la riforma del lavoro, senz’altro tema particolarmente sensibile ma come un po’ tutti quelli che questo governo è costretto a toccare per risanare il Paese. E infine, ultimo ma non ultimo, c’è il grave problema del fatto che adesso inizia ad arrivare sugli italiani il vero impatto delle manovre varate nei mesi e negli anni scorsi. Se cioè si stanno mettendo le basi per la ripresa, gli effetti concreti della crisi è ora che cominciano a impattare, sono le buste paga di questa difficile primavera a scendere, sono i costi della spesa a salire, e adesso arriverà anche l’IMU e probabilmente l’aumento dell’IVA. È normale che gli italiani siano spaventati e preoccupati, e anche arrabbiati. Il punto è che non si può certo dare la colpa della malattia al dottore che cerca di curarla. Eppure questo è lo sport principale più in voga in Italia: facile aspettarsi che tanti politicanti nostalgici della vecchia politica fallimentare ma che ha garantito loro il potere rincorrano il populismo e alimentino gli istinti più bassi dei cittadini. Ma non è questo quello che ci porterà fuori dalla crisi, non è questo quello che devono fare delle forze politiche responsabili. I partiti devono avere il coraggio di fare delle scelte e di assumersi la responsabilità delle scelte che fanno, e l’unica scelta seria in questo momento è quella di proseguire nella politica di riforma e sobrietà del governo Monti. Sta proprio ai partiti responsabili fare il contrario di quello che fanno i politicanti irresponsabili: garantire stabilità al governo e spiegare con tenacia le buone ragioni ai cittadini che hanno tutto il diritto di sentirsi turbati. Per questo bisogna togliere le mine dal cammino del governo. Ma ci sono dei seri nemici al presente, e questi sono il passato e il futuro. Se infatti questo presente serve proprio a garantire un futuro all’Italia, altri invece lavorano in questo presente solo pensando con grande miopia al proprio egoistico futuro. E per quanto riguarda il passato, è dura ammettere che i costi salati che ora si devono pagare sono colpa non dell’esattore di turno, ma di chi negli anni passati ha fatto debiti e ha fatto precipitare la situazione. Ecco dunque che se quei responsabili del passato pensano solo a costruirsi un passaporto per il loro futuro, è inevitabile che a farne le spese saranno il presente, la verità e l’Italia.
Ma la speranza che la responsabilità prevalga è sempre viva. Che ci si renda conto che solo tutte insieme le forze politiche responsabili e riformiste possano affrontare i decennali problemi dell’Italia, il rilancio dell’economia, la costruzione di un quadro istituzionale e politico meglio funzionante, la sfida determinante della competitività.
Lo dicono anche i leader di PD e PDL. Alfano ha confessato di aver messo in conto “di pagare un dazio al governo” in termini di minori consensi. Alla lunga sarà premiato, se terrà la barra dritta. Se invece il suo partito scade in schermaglie per approfittare delle difficoltà del PD e per difendere i propri interessi ad esempio in Rai, se continua a pensare che sia determinante l’asse con la Lega che è su posizioni opposte e demagogiche su tutto quello che riguarda il governo Monti, allora il PDL è responsabile solo a parole, solo a intermittenza, solo quando si discute di provvedimenti che gli convengono, ma si mette di traverso in tutti gli altri casi. E lo stesso discorso in modo speculare vale per il PD. Bersani ieri in direzione ha confermato il sostegno al governo, e ha detto anche di non essere contro la riforma del lavoro ma solo per migliorarla. E lo stesso per le altre riforme, a partire da quella elettorale. “Nessuna persona ragionevole può pensare di buttare giù il Governo, dice D’Alema. Tutto giusto, se il PD avrà la forza e il coraggio di confermarlo nei fatti. Solo il tempo sarà galantuomo. Ma per prima cosa il tempo bisogna darlo all’Italia e quindi al governo Monti. Difficile capire come qualcuno oggi possa pensare di tramare per mandare all’aria tutta la politica di rigore e serietà per prepararsi a ricostruire un governo dell’Italia affidato alla vecchia alleanza PDL-Lega o a quella PD-IDV-SEL.
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